Dichiariamo lo stato di disastro culturale
Siamo artiste e artisti, lavoratori e lavoratrici, operatrici e operatori dello spettacolo dal vivo e questo è il nostro messaggio:
oggi 27 marzo 2024 giornata mondiale del teatro dichiariamo lo stato di disastro culturale di questo paese !
VOGLIAMO TUTT’ALTRO!
VOGLIAMO riprenderci lo spazio pubblico e partiamo dall’insegna della W rimossa dall’arroganza istituzionale.
VOGLIAMO un sistema che produca più cultura e non solo burocrazia.
VOGLIAMO continuare a sperimentare, avere il tempo e le economie per farlo. NO alla bulimia produttiva.
VOGLIAMO che il tempo di studio e preparazione dei progetti venga considerato lavoro e per questo sostenuto economicamente. L’indennità di discontinuità è una presa in giro!
VOGLIAMO una pensione dignitosa. Con 500 euro al mese non si vive!
VOGLIAMO che i fondi per il contemporaneo e la ricerca vengano aumentati e non tagliati come sta succedendo.
VOGLIAMO che i Teatri Nazionali siano realmente pubblici e che la direzione artistica sia condivisa da più soggetti e non da un MASCHIO solo al comando.
VOGLIAMO vedere nelle programmazioni teatrali gruppi sperimentali e di ricerca, non solo nomi di richiamo.
VOGLIAMO che il nostro lavoro, precario per definizione, venga considerato importante perché un paese senza cultura è sull’orlo della catastrofe.
VOGLIAMO una cultura plurale che dia voce a tuttə.
VOGLIAMO demolire il sistema dei bandi, soprattutto di quelli a tema che appiattiscono la cultura di questo paese.
VOGLIAMO che la cultura non sia oggetto di spartizioni politiche e partitiche.
VOGLIAMO disobbedire a un sistema che ci schiaccia, che ci infantilizza, che ci costringe a competere tra di noi.
VOGLIAMO poter dire NO senza essere ricattabili.
VOGLIAMO che si smetta di costruire stagioni teatrali e festival al risparmio coinvolgendo giovani artistə sottopagatə e subito dimenticatə.
VOGLIAMO che si smetta di considerare lə artistə italianə consolidatə dellə eternə emergenti e quindi sottopagatə.
Amiamo il nostro lavoro e VOGLIAMO continuare a farlo con dignità di esserə umanə.
VOGLIAMO riprenderci la centralità delle nostre esistenze. Non possiamo più essere consideratə l’ultimo anello della catena. Se noi ci fermiamo la catena si spezza.
È il momento di alzare il volume del dissenso.
VOGLIAMO il cessate il fuoco immediato a Gaza e VOGLIAMO lo stop al genocidio!
VOGLIAMO TUTT’ALTRO e abbiamo tutta la forza per immaginarlo!
Da un anno circa ci riuniamo periodicamente per ragionare su alcune questioni fondamentali per le nostre esistenze e per la cultura del paese in cui viviamo. Di seguito alcuni documenti e dichiarazioni.
Buona lettura!
Da un anno circa ci riuniamo sporadicamente per ragionare su alcune questioni fondamentali per le nostre esistenze e per la cultura del paese in cui viviamo.
La nomina di Luca De Fusco a direttore del Teatro di Roma, avvenuta a gennaio 2024, è solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso ormai colmo.
Di seguito alcuni documenti e dichiarazioni.
Buona lettura!
Annusa i fiori finché puoi | terzo incontro pubblico,
Santarcangelo 14 luglio 2023.
Annusa i fiori finché puoi è un ambiente assembleare abitato da artistǝ della scena contemporanea italiana che insieme hanno scelto di prendere parola a partire dalle proprie esperienze di ricerca e sperimentazione su formati innovativi e modalità produttive indipendenti per aprire il confronto sull’evoluzione delle arti performative in un dialogo intergenerazionale e interdisciplinare con altre voci, artistiche e istituzionali.
Le questioni intorno a cui l’assemblea periodicamente si riunisce riguardano principalmente:
● L’approfondimento – nell’attuale momento politico caratterizzato dall’emergere di una tendenza all’investimento pubblico sullo spettacolo commerciale piuttosto che su chi sceglie di assumersi un così detto “rischio culturale” – di meccanismi che permettano di sostenere progetti non completamente autonomi dal punto di vista economico, ma con forte impatto sul territorio e alto valore trasformativo dei linguaggi. Prevedere dunque finanziamenti che tengano conto della specificità delle modalità creative e produttive della scena contemporanea, per salvaguardarla dall’estinzione. Il che significa, da parte di compagnie e artist, di poter corrispondere a requisiti definiti su base condivisa.
● La proposta di un sistema più sano e policentrico in cui le grandi istituzioni teatrali non siano portate dal meccanismo dei finanziamenti pubblici a produrre in continuazione cannibalizzando il settore. Oggi i parametri ministeriali spingono i grandi teatri a creare dei circuiti distributivi chiusi in cui girano principalmente gli spettacoli da loro prodotti. Questo limita enormemente gli spazi per la circuitazione dei lavori delle compagnie di produzione (nuclei, gruppi, indipendenti). Ci sembrerebbe più sensato che le istituzioni teatrali si potessero concentrare sulla coproduzione e sull’ospitalità e che ai nuclei artistici venisse finalmente riconosciuta la centralità della funzione produttiva. Non sono forse le artiste e gli artisti le figure che creano le visioni intorno a cui tutto il sistema ruota? E la fecondità di compagnie, gruppi, collettivi e sodalizi artistici non andrebbe incentivata? Il gruppo di lavoro si propone, pertanto, come interlocutore per iniziative legislative che tendano ad un riequilibrio sostanziale delle risorse e delle rispettive influenze sul territorio.
● La messa in discussione del ruolo e la configurazione della direzione artistica così come si sono strutturati nei decenni, principalmente nei Teatri Nazionali: la visione apicale della posizione, la refrattarietà al ricambio generazionale, oltre alla presenza di figure quasi esclusivamente maschili, rappresenta un blocco alla sua possibile evoluzione e al conseguente miglioramento auspicato dei processi interni alle strutture. Questo ruolo, infatti, è fondamentale per definire le visioni di un teatro in grado di riflettere sempre meglio la complessità e la ricchezza della creazione artistica facendosene carico e proteggendole.
● La critica a un sistema iper-competitivo, in cui le risorse per la ricerca e l’innovazione sono scarse e c'è una fortissima disparità nell'assegnazione dei fondi tra le grandi strutture e le compagnie, gli stessi artisti sono posti nella condizione di dover utilizzare i propri talenti principalmente per la ricerca di un posizionamento. Ci chiediamo se tutto ciò non rischi di porre in secondo piano le più urgenti e sincere necessità creative e politiche. Il fulcro della discussione è uno studio che possa sfociare in una proposta di interlocuzione a livello normativo, in coordinamento con le associazioni di rappresentanza, al fine del riequilibrio delle funzioni della scena dal vivo.
● L’inizio di un percorso di riflessione sulla diversa efficacia che ha la stessa quantità di risorse economiche all'interno di un budget di produzione di una compagnia o di programmazione di un festival oppure all'interno di una grande produzione istituzionale o in una stagione di prosa di un grande teatro. La stessa quantità di soldi contribuisce a produrre un valore diverso nei due casi? E in che modo? Crediamo vada tenuto in considerazione il fatto che la scena dei gruppi indipendenti è molto produttiva e genera una circuitazione in linea con le esigenze del sistema attuale e intercetta un pubblico consistente.
● La costruzione di uno spazio di confronto tra le generazioni di artistǝ dove possono essere scambiate visioni, necessità e conoscenze sul funzionamento del sistema istituzionale e dei contesti professionali in relazione ai percorsi dei singoli e ai modelli di gruppo teatrale/compagnia/collettivo che abbia la funzione di mantenere viva un’area di ricerca fertile e necessaria nelle arti della scena dal vivo riguarda tuttǝ, artistǝ e pubblico in una trasversalità generativa: non è un caso che una parte consistente delle realtà che stanno animando “annusa i fiori” curano e gestiscono da anni festival o spazi indipendenti fondamentali alla sopravvivenza della “biodiversità” artistica.
● L’intento è quello di dare vita a un superorganismo – una formazione che abbiamo definito “cumulonembica” trasversale – che inizi a manifestarsi anche negli spazi pubblici, per affiancarsi alle realtà di rappresentanza, con le quali si è aperto il dialogo importante, da rinforzare. Crediamo che non serva continuare ad aspettare “passivamente” ma che si debba essere attrezzati e preparati in vista dell’uscita del nuovo regolamento, che si prospetta allarmante per tutte le nostre realtà artistiche. Serve abbandonare la consueta “gentilezza” e alzare il volume del dissenso.
Appunti per assemblea nazionale del 9 febbraio 2024.
Dallo scorso anno, in occasione della prima edizione di Supernova a Rimini, abbiamo dato il via a una serie di incontri pubblici, dal titolo Annusa i fiori finché puoi: un ambiente assembleare abitato da artist* e gruppi della scena indipendente, e anche a curat*, studios* e lavorat* dell’arte, a partire da una serie di collaborazioni e alleanze “personali”, che si è espanso sia geograficamente – molte persone e gruppi hanno l’Emilia Romagna come territorio di riferimento, ma non tutt* - sia generazionalmente, intercettando urgenze, istanze e discorsi anche dell’ultimissima generazione di artist* italian
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Tra aprile e settembre 2023 ci siamo incontrati in vari contesti – Supernova a Rimini appunto, poi Buffalo a Roma, il Festival di Santarcangelo in forma aperta e ancora Short Theatre – per confrontarci a partire dalle proprie esperienze artistiche come realtà tutt’ora indipendenti, e per Immaginare diverse strategie di intervento fondamentali alla sopravvivenza della “biodiversità” artistica di fronte allo Stato di “Disastro culturale” chiaramente percepibile ben prima dei fatti scatenanti di Roma…
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Il senso di urgenza che ci aveva animat* si è quindi riacceso con forza a seguito della nomina di De Fusco a Roma, e in consonanza con il movimento che sta rivendicando tutt’altro.
Ci è chiaro che la questione Roma, sebbene abbia delle specificità radicate nel governo di questa città e in un diverso rapporto tra politica e arte nella capitale (forse più intricato che altrove) non riguarda solo Roma, MA NOI TUTTE.
La questione che le modalità della nomina di De Fusco, (una nomina “fuori tempo massimo” come è stato detto da alcun* nell’assemblea)… e le modalità tutte della gestione di un teatro pubblico sono un fatto, un SEGNALE ALLARMANTE che non può non scandalizzarci a livello nazionale, rispetto ai modi di gestione della cultura come cosa pubblica appunto, bene che dovrebbe essere comune e che invece, soprattutto nelle posizioni apicali del sistema istituzionale, è gestita come territorio di negoziazione politica e merce di scambio.
Ci siamo quindi riattivat* in forma di coordinamento, rispondendo al desiderio di questa assemblea DI ACCENDERE ALTRI FUOCHI: nei prossimi anni si gioca il futuro di molte altre istituzioni teatrali cruciali, e alla luce del problema che il caso del Teatro di Roma ha reso visibile,
crediamo sia fondamentale attivarci tutt* affinché questo non si chiuda come un caso sporadico ma faccia dilagare la consapevolezza di una malattia sistemica su cui è urgente intervenire.
Nello specifico, all’assemblea di oggi vorremmo proporre alcune linee di azioni che sono emerse lunedì scorso in una nostra riunione di coordinamento, e che riprenderemo nei prossimi giorni, alla luce di quanto emergerà dall’assemblea di oggi, per trasformarle in interventi concreti:
- È fondamentale informare e sensibilizzare il pubblico del teatro, le persone che frequentano le sale teatrali – non solo quelle più piccole e indipendenti ma anche i grandi palcoscenici – affinché sappiano, in linea generale e in modo chiaro e sintetico, lo scandalo politico che sta attraversando il sistema culturale italiano. Tutt*, da cittadin*, siamo coinvolt* e feriti da una gestione così umiliante della cultura e dell’arte, e crediamo che con il pubblico si possano costruire alleanze fondamentali a far riverberare le nostre posizioni e le nostre richieste, a mostrare che il teatro, l’arte tutta, non è affare di una minoranza ma ambito di senso e di interesse di una maggioranza di persone.
- Concretamente, i modi che stiamo immaginando sono:
> una presa di parola al termine dei nostri spettacoli, di fronte quindi a un pubblico già riunito a teatro e da una posizione in cui sappiamo di essere ascoltat*;
> la diffusione di un testo condiviso, tramite tutte le nostre newsletter: insieme raggiungiamo decine di migliaia di persone che ci seguono e si interessano al nostro lavoro, sono un patrimonio enorme che dobbiamo attivare.
In entrambi i casi, se decidessimo di scrivere una lettera aperta potremmo chiederne adesione al pubblico, per raccogliere un numero di firme che disinneschi definitivamente l’argomentazione, strumentale, che il teatro interessa solo a chi lo fa.
- Ci pare che la questione centrale sia la mancanza di serietà e trasparenza nella gestione delle nomine dei teatri pubblici, insieme alle conseguenze che questa comporta e che hanno una ricaduta immediata sul pubblico e sulla cittadinanza tutta (i linguaggi scenici invisibilizzati o marginalizzati, il proliferare di produzioni costose dal taglio commerciale, o ancora la mancata presenza di artist* internazionali...)
- È cruciale inoltre far sentire una pressione ai cda – e agli Enti Soci, quindi enti pubblici per la grande parte, che li nominano – delle maggiori istituzioni teatrali.
Una pressione che faccia sentire con chiarezza che il loro operato è sotto osservazione, che in questo momento più che mai guardiamo con attenzione alle modalità in cui si apprestano a gestire in particolare le nomine delle prossime direzioni artistiche.
Intendiamo quindi, laddove siano prossimi a scadenza, chiamare a un confronto pubblico rispetto ai criteri e ai metodi con i quali si apprestano a costruire gli strumenti per l’individuazione delle direzioni artistiche, e le modalità di gestione degli stessi: modi e contenuti dei bandi pubblici, composizione e ruolo delle commissioni chiamate ad affiancare i CdA nel processo di lettura e analisi delle candidature ricevute e poi dei progetti, modalità di confronto e colloquio con l* candidat* pre-selezionati, per condividere anche con il pubblico delle linee di indirizzo, della visione e dei principali tratti artistici e gestionali dei progetti pre-selezionati e quindi del progetto vincitore…
- Immaginiamo di organizzare un incontro a Bologna, in uno spazio pubblico da definire, Roma ci ha insegnato quanto è importante di nuovo mettere i corpi insieme -essere tant - nelle prossime settimane, e questo è un invito ad altr* in questa assemblea a pensare momenti analoghi in altre città e rispetto ad altre istituzioni, in forma coordinata: perché anche le realtà artistiche che non hanno a che fare con i teatri nazionali a ricaduta ne risentono, si tratta ancora oggi di un sistema gerarchico , piramidale - quanto sarebbero auspicabili delle direzioni artistiche collettive! Come sta avvenendo il molti paesi europei… - perché da questi teatri e festival dipende la distribuzione delle risorse, la dinamica delle residenze e anche la gestione delle scuole di teatro …
L’intento è quello di dare vita a un superorganismo – una formazione che abbiamo definito “cumulonembica” trasversale – che inizi a manifestarsi anche e soprattutto negli spazi pubblici, per affiancarsi alle realtà di rappresentanza, con le quali si è aperto il dialogo importante, da rinforzare.
Il documento che avevamo letto a Santarcangelo terminava così:
Serve abbandonare la consueta “gentilezza” e alzare il volume del dissenso.
Appunti per assemblea del 19 marzo 2024 a Bologna
In occasione della prima edizione di Supernova a Rimini, lo scorso anno, si è formato un ambiente assembleare che ha preso il nome di Annusa i Fiori finché puoi abitato da artist* e gruppi della scena indipendente, ma anche curat*, studios* e lavorat* dell’arte, che si è espanso geograficamente e generazionalmente, intercettando urgenze, istanze e discorsi di fronte allo stato di disastro culturale - in cui tutti ormai da troppo tempo ci troviamo ad operare e vivere - che ha avuto diverse aperture pubbliche, (sempre connesse a festival di teatro o danza), ma non di questa portata e trasversalità …
I fatti della nomina di De Fusco a Roma hanno amplificato il senso di urgenza: è chiaro che la questione Roma, sebbene abbia delle specificità radicate nel governo di questa città e in un diverso rapporto tra politica e arte nella capitale, non riguarda solo Roma, MA NOI TUTT*.
Ci siamo quindi riattivat* in forma di coordinamento, rispondendo al desiderio di questa assemblea di ACCENDERE ALTRI FUOCHI: nei prossimi anni si gioca il futuro di molte altre istituzioni teatrali cruciali, da ERT alla Biennale di Venezia, e alla luce del problema che il caso del Teatro di Roma ha reso visibile, crediamo sia fondamentale attivarci tutt* affinché questo non si un chiuda come un caso sporadico ma faccia dilagare la consapevolezza di una malattia sistemica su cui è urgente intervenire.
Dopo lunghi e complessi confronti abbiamo organizzato questo incontro, ringraziamo il Das per l’ospitalità, per immaginare uno spazio di apparizione e immaginazione politica a partire dalla nostra condizione di precarietà, e soprattutto per allargare il campo di confronto e costruire altre manifestazioni pubbliche - dalle conformazioni più eclettiche possibili.
In prospettiva del 27 marzo: dall’assemblea “romana” è emersa l’idea di cogliere l'occasione della Giornata mondiale del teatro per dichiarare che #vogliamotuttaltro per il settore dello spettacolo e culturale, sotto tutti gli aspetti emersi già da tempo nelle assemblee in corso, e che potranno emergere anche da questa.
Non vogliamo più obbedire e questo è un invito a tutto il mondo dell’arte e della cultura Italiana a partecipare in forme da costruire immaginare insieme, organizzando eventualmente tavoli di lavoro preparatori,
contro la radicale trasformazione neo-fascista in atto delle politiche culturali in tutte le Istituzioni del paese, che sta tendando di silenziare tante voci di dissenso in vari ambiti, basta citare le reazioni violente verso le manifestazioni pro Palestina degli studenti!
Da una serie di incontri online, è scaturita una discussione aperta che ha cominciato a delineare alcune bolle di pensiero – così le abbiamo definite - da cui partire per immaginare processi trasformativi.